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Chiara: “Vi racconto il mio giro d’Italia in moto”

Un diario per raccontarvi, con immagini e testo, un'esperienza unica vissuta da sola in giro per l'Italia. Alla scoperta di nuovi luoghi e nuovi amici.

Mi presento. Sono Chiara, ho 23 anni e vado in moto da quando ho sei anni. Nel 2018 ho comprato la prima vera moto da strada, nulla di che, una Honda CB500F, leggera, dinamica, e per una ragazza neopatentata anche abbastanza sprintosa.

Dal giorno in cui portai a casa quella moto, iniziai a sognare viaggi da intraprendere.

Però, custodivo il sogno di un viaggio in particolare!

La meta sarebbe stata l’Italia, si esatto, tutta l’Italia (quasi tutta insomma).

Ogni anno però si creavano ostacoli e complicanze …

Quest’anno a maggio iniziammo a parlare delle ferie con i colleghi, c’era chi andava nella Riviera Romagnola, chi in Spagna, chi in Sardegna, e io?

Quando mi chiedevano come avrei impegnato le mie ferie estive dicevo: “Mi faccio il giro di Italia in moto, da sola!”

Ovviamente le persone pensavano fosse una battuta e spesso restavano a bocca aperta quando capivano che avrei fatto sul serio. L’idea c’era ma il programma no. Iniziai a pianificare il tutto due settimane prima della partenza, in realtà non mi applicai nemmeno molto perché sapevo in cuor mio che tanto sarei stata guidata dall’istinto, senza scervellarmi.

La cosa che mi fece prendere le decisioni sulle tappe furono le persone (infatti poi ho rivisto un sacco di vecchi amici), in più, a febbraio, sono diventata un membro di WIMA Women International Motorcyle Association.

(Mi permetto di ritagliare un piccolo spazio e per parlarvi di questa meravigliosa associazione!)

WIMA, è un associazione a livello mondiale alla quale partecipano solo donne motocicliste, in Italia arrivò circa due anni fa ed ogni nazione ha il suo gruppo! Ad oggi WIMA Italy conta più di 150 partecipanti italiane, dando modo alle donzelle di avere un appoggio e/o un sostegno durante i viaggi, sia in Italia, che nel mondo.

Avevo già avuto modo di conoscere alcuni membri di questo club in raduni passati e la cosa più bella del viaggio e stato avere in ogni dove le Wimesse pronte ad aiutarmi in caso di bisogno. La prima cosa che feci fu mandare una bozza del percorso sul gruppo e subito il potere delle donne si accese.

Iniziarono a consigliarmi strade meravigliose il linea con le tappe che più o meno avevo pensato:

Sigillo PGL’AquilaFoggiaBariMateraOliveto Lucano PZCostiera Amalfitana – PosillipoTerracinaRomaCivitavecchiaGrossetoSienaPistoiaParmaCasa

Con un messaggio su quel gruppo trovai alcune donne disposte ad ospitarmi ed iniziai a segnare un percorso più “pulito” con le strade da loro consigliate. Il giorno prima di partire avevo la prima, la seconda e sesta notte prenotate, il resto poi l’avrei pensato a tempo debito.

Il primo giorno fu fantastico! Partenza da casa alle 8:30 arrivo a Bologna alle 12 dove mi aspetta Francesca, una WIMA che mi avrebbe accompagnato sul passo della Raticosa e Futa! Dopo 40 minuti di curve da sogno e una mega schiacciata con la porchetta, saluto la Franci e riparto.

Io e la Franci sulla Raticosa (FI)

Proseguo sola direzione Sigillo.

Passo per una meravigliosa strada incorniciata da pioppi, scavalco due passi di montagna (che rabbia, non ricordo il nome! In più non ho né seguito il navigatore ne questo mi ha registrato gli spostamenti) passo per Stia, Poppi, affianco Arezzo, scendo fino a Gubbio e poi Sigillo.

Alle 18:00 ero lì, arrivata alla prima tappa di quel meraviglioso viaggio, ad aspettarmi c’era Noemi, una collega di quando lavoravo a Roma che non vedevo dal 2017.

Non potendomi ospitare in casa Noemi mi trovò una bellissima camera in un hotel? No, ostello? No, B&B? No!

Eddai ve lo dico, in un monastero di suore, trasformato in foresteria.

Dopo un ottima cena al ristorante “La Botte Piccola” di Sigillo, un concerto della Bandabardó e una birretta, dritti a nanna per affrontare il secondo giorno di viaggio!

L’Umbria è stata magica, ho trovato paesaggi e scorci da brividi (poi io che sono sensibile mi commuovevo facilmente).

La tappa successiva sarebbe stata L’Aquila.

Passo per Norcia, Castelluccio di Norcia, Amatrice, lago di Campotosto, e poi la meta.

Norcia e Castelluccio non hanno bisogno di essere commentati, Amatrice da brividi, è scioccante come nonostante gli anni passati siano ancora così evidenti i segni lasciati dal terremoto.

Lasciato alle spalle questo paesaggio sconvolgente proseguo per Campotosto e poi imbocco la SS80, signori, segnatevi questa strada perché non è bella, di più!

Asfalto perfetto, curve da brividi, motociclisti sfreccianti, una pista! L’unico difetto di questa strada è che è corta.

Arrivata all’Aquila poi, doccia, pisolino, arrosticini, passeggiata per il meraviglioso centro e nanna!

Terzo giorno direzione Foggia!

Quindi, salgo a Campo Imperatore, lo conoscete tutti, tappa a Rocca Calascio con scampagnata annessa per visitare la Rocca, bellissimo, poi verso Roccaraso.

Li ho percorso tutta SS17, in alcuni tratti devo ammettere che è stata abbastanza noiosa, quasi tutta diritta!

L’unico pezzo di strada curveggiante è stato da Navelli a Popoli e poi un tratto di strada con doppia corsia di marcia.

L’ultima è stata piuttosto breve ma devo ammettere che le curve sono piuttosto belle.

Roccaraso, faccio tappa arrosticini e poi via, Castel di Sangro e si prosegue verso Campobasso.

Appena passato Isernia scorgo tra gli alberi una struttura piuttosto strana, vedevo che era qualcosa di imponente ma non riuscivo a capire cosa fosse.

Non potevo proseguire il mio viaggio con quel dubbio quindi, a istinto cambiai strada per tentare di arrivare il più possibile vicino a quell’opera d’arte.

Arrivai finalmente davanti alla Basilica dell’Addolorata, una magica chiesa in stile gotico, bella da lasciare a bocca aperta.

Finalmente poi arrivo a Foggia dove Nazario mi attende.

L’ho conosciuto attraverso una carissima amica foggiana e lui gentilissimo si è offerto di farmi da chaperon. Onestamente mi avevano parlato malissimo di Foggia, ma grazie ai foggiani ho vissuto forse l’esperienza più bella di tutto il giro! Mi sono sentita accolta e protetta da ogni foggiano incontrato.

Quel pomeriggio passato con Nazario è stato interessante e costruttivo, poi, arrivata la mia amica Nicoletta, doccia e cena al mare tutto insieme, uno spettacolo!

Il giorno dopo con Beppe e Gigi, altri due chaperon ingaggiati da Nicoletta, ho girato tutta l’ottava meraviglia del mondo, il Gargano!

Un posto che si può definire il paradiso, strade meravigliose, vista e colori da brivido, ogni 3/4 km infatti si faceva una tappa per immortalare quegli attimi!

Al rientro poi, siamo passati dalla foresta Umbra, la sera cena a Foggia e il mattino dopo, con le lacrime agli occhi, ho lasciato Foggia …

Il programma era quello di passare a salutare un amico, Guglielmo, a Bari e poi nel primo pomeriggio proseguire il viaggio, ma sono stata rapita.

Arrivata in questo paesino a due passi da Bari, i suoi genitori mi fanno parcheggiare la moto in garage, e fino al giorno dopo non si sarebbe più mossa.

Feci colazione con Guglielmo, la sua compagna Silvia e i suoi genitori, Laura e Francesco. La loro accoglienza fu meravigliosa, quasi imbarazzante, però vedevo nei loro occhi la gioia di quel gesto e mi diventò impossibile rifiutare le cose che mi offrivano. Guglielmo e Silvia partirono per Lecce, e io? Laura insistette per passare la giornata con me, portandomi alla scoperta di luoghi magnifici.

Partimmo da casa dopo una aaaabbbooonnddannnteee colazione, andammo fino a Polignano a mare, bagno, e mangiammo (di nuovo) a San Vito (una frazione di Polignano) alle 16 riprendemmo il giro per il meraviglioso paesello di Polignano. Rimasi a bocca asciutta!

Proseguimmo verso Alberobello, onestamente mi immaginavo un paesino molto più piccolo e con trulli più “ammassati”, in realtà trovai un paese molto “aperto”, con strada piuttosto larghe e gente ovunque.

Prossima tappa, Bari!

Finalmente alle 21:40 arrivammo nella bellissima cittadina, io stracotta Laura ancora arzilla e pimpante. Dopo un aperitivo con una cena a base di stuzzichini facemmo due passi, onestamente vedere tutta Bari era impossibile, le mie gambe andavano avanti per inerzia e quindi Laura, a malincuore, fu costretta a scremare le cose da mostrarmi. Toccai il letto e non passarono 5 minuti, russavo come Pisolo!

La mattina dopo mi svegliai alle alle 8:30, colazione mega abbondante (sempre nello stile di Laura), salutai questi due meravigliosi signori e ripartii.

Direzione?

Matera!

Finalmente, Matera, era la città che mi intrigava di più, non sapevo cosa aspettarmi perché avevo visto diverse foto, ma queste non mi avevano trasmesso nessuna emozione, mi fidai però di chi mi diceva di andarci.

Arrivai e parcheggiai la moto in un parcheggio che trovai su maps, al coperto e custodito. C’erano molte macchine ma le moto erano in un locale separato, quindi decisi di cambiarmi li!

Spensi le luci e in un secondo passai da motociclista a turista, mi dissero di lasciare tutto sulla moto che nessuno avrebbe toccato nulla, quindi leggera e super comoda iniziai a passeggiare. All’inizio mi sembrava una normalissima cittadina, non c’era sulla di particolare e faticavo a capire che direzione dovessi seguire. Chiesi ad una signora che mi indicò di proseguire per quella strada ed arrivai in una grande piazza, sentii una musica, la pizzica precisamente ed iniziai a seguire il suono.

Io adoro la musica, specialmente quella popolare, quella dove si danza insieme, in gruppo e in sintonia. Arrivai vicino ai portici e sotto c’era un ragazzo con la fisarmonica ed una ragazza con tamburello e voce. Cacchiolina, avevo la pelle d’oca! Solo per la musica, ero così concentrata ad ascoltare quella melodia e quell’energia che trasmettevano i ragazzi che non mi accorsi di quello che c’era dall’altra parte dei portici.

Mi emoziono ancora, anche adesso che scrivo questo articolo! Dall’altra parte dei portici c’era una balcone che si affacciava sulla famosa città dei sassi. Mi avvicinai, sempre accompagnata dalla pizzica e, il tempo di realizzare, iniziai a piangere.

Mi era già capitato in altre occasioni durante il viaggio, però mi si illuminavano principalmente gli occhi, li invece, scoppiai in un pianto di gioia, piansi un sacco e per non farmi vedere mi misi un secondo con la testa al muro per asciugare le lacrime.

La gente mi guardava e sorrideva perché la gioia che esprimevo era immensa.

Rimasi sotto i portici per una mezz’ora abbondante, facendomi cullare dalla musica e dal panorama strepitoso! Presi la forza poi di alzarmi e fare il giro della città, ero super sudata perché, nonostante i vestiti leggeri, si schiattava dal caldo.

Pranzai di fianco al duomo della chiesa con un piatto di Cialledda, bella leggera e piena di cipolle.

Nel primo pomeriggio, ripresi la moto e partii per Oliveto Lucano, situato nel cuore della Basilicata!

Dopo un paio di ore di viaggio, quasi sempre in posti senza la presenza di vita umana, arrivai in questo paesello sperduto, contava 300 abitanti e non c’era nemmeno un ristorante.

Cipriano e Annamaria, i gentilissimi padroni di casa, mi hanno accolto con un amore e gentilezza meravigliosa, quanto commovente.

Il monolocale era carinissimo e dopo un pisolo Annamaria mi chiese a che ora volessi cenare.

Senza nemmeno il tempo di dirle che avrei fatto un giro in cerca di cibo, lei si offri subito di offrirmi la cena.

Quasi in imbarazzo per la troppa gentilezza, accettai la sua proposta e così, alle 20:00, si presentò con un vassoio:

Due tipi di focacce fatte in casa da lei, pomodorini e mozzarella km0 e della frutta.

Ho mangiato quel pasto da sola, in silenzio, contemplando i gusti dei sapori genuini e naturali, un sogno! La sera sempre Annamaria mi invitò a fare due passi con lei, mangiammo un gelato nell’unico bar del paese e poi tornammo a casa. Il sonno fu intenso e pesante, la mattina mi svegliai riposata e carica per un altro viaggio!

La destinazione sarebbe dovuta essere la costiera Amalfitana, ma a causa di una gomma liscia ho dovuto deviare per Pompei! La strada fino a lì è stata piuttosto noiosa, quasi tutta dritta, anche se con la gomma così secca è stato meglio così. A Pompei ho trovato parecchio traffico, arrivando però dal mio salvatore Aldogomme in orario.

Visto il poco preavviso l’unica gomma disponibile della mia misura era una Pirelli Angel, gomma buona per i lunghi viaggi ma meno per le curve sportive. In quel momento andava bene qualsiasi cosa, l’importante era riuscire a proseguire il viaggio!

Il gommista me lo consigliò un amica di WIMA, Adele, che essendo in viaggio in Romania, mi mandò in tutti i posti in cui lei mi avrebbe portato, così ci andai da sola! Spostandomi verso la costiera per la notte salii sul monte Faito. Dopo una strada orribilante, stretta e colma di voragini, mi ritrovai in cima al monte, la vista era mozzafiato!

Ripartii per la costiera, tappa nella bellissima Positano, con tanto di granita e temporale. Mi misi dunque la tuta anti acqua e mi diressi ad Amalfi.

Sembrava di essere in un film, la strada meravigliosa, la vista da brividi, che dire, rimasi per un pomeriggio intero senza parole.

Arrivai a Tramonti, un colle situato alle spalle di Maiori, questa volta però, ad ospitarmi non c’erano motocicliste, bensì la mamma di una ex titolare.

Vi spiego, lavorai per quasi tre anni in una gelateria a Sondrio gestita da una famiglia originaria della costiera, quindi, avendo ancora buoni rapporti con Silvia e la sua famiglia le chiesi una mano per trovare un alloggio per la notte, così sua madre mi apri le porte di casa.

Passai di lì, salutai con molto affetto Teresa e Sabrina (mamma e sorella di Silvia), lasciai i bagagli, feci una doccia calda, mi coprii e uscii di nuovo per andare a cena ad Atrani, il paese più piccolo d’Italia, con una superficie di soli 2km/q. Un paese pazzesco, creato sulla Rocca ai piedi del mare.

Cenai sulla riva e li incontrai Francisco, Lucas e Franco, tre ragazzi del Cile che mi avrebbero tenuto compagnia durante la serata, e non solo. La mattina seguente ripartii, passai il valico del Chiunzi che dopo il passaggio del giro d’Italia merita proprio.

Prima tappa, pasticceria Royal ad Angri!

Mega colazione con sfogliatella pasticciera e amarene (più una d’asporto) poi mi dirigo verso Napoli in una strada poco entusiasmante. Speravo di trovare qualcosa di più emozionante, infatti spesso uscivo dalla superstrada per avventurarmi nei paeselli, ma nulla, non fui in grado di trovare una strada degna di moto. Tutta dritta fino a Napoli e poi?

A Napoli pauraaaa!

Devo ammettere che partivo prevenuta, quindi, ansia perenne! Ad ogni semaforo avevo una mano sul borsello da gamba, un occhio agli specchietti e l’altro che controllava i lati. Diciamo che arrivai a Posillipo super sudata e distrutta. Avevo già messo in conto di non fermarmi a Napoli, con la moto e le valige non avrei mai potuto andare a farmi il giro della città, quindi, mi accontentai di una pizza a due passi dal mare.

Finii di gustarmi quella pizza divina e mi ricordai che due ragazze WIMA scrissero di essere in vacanza in una casa sul mare a pochi passi da Roma.

Le avevo incontrate al BGE, un evento in moto e tenda organizzato dal gruppo, ma non potevo dire di conoscerle.

Senza scrupoli le chiamai, e loro super accoglienti mi aspettarono a Torvaianica. Lì incontrai due motocicliste fantastiche. Alessia e Giulia infatti furono delle ottime padrone di casa. Ci fu quell’imbarazzo iniziale che svanì al taglio della sfogliatella alla crema, poi ci facemmo un aperitivo in spiaggia, doccia, cena, e per concludere, ci mangiammo due bombe (piccoli krapfen tipici del posto) ripiene di cioccolato bianco e pistacchio. Dopo una notte passata con i loro amati gatti ripartii per Roma.

Passai da Arriccia e poi per i castelli romani fino ad arrivare in centro, sotto il Colosseo e piazza Venezia. Ci ero già stata, ma passarci in moto ragazzi, è stato spaziale! Per pranzo rincontrai i ragazzi del Cile che avevo lasciato in costiera, gli feci conosce la carbonara, il cacio e pepe, il pecorino, il ginseng, e per finire, il Maritozzo!

Salutai la capitale e andai a dormire in un fantastico campeggio a Tarquinia.

Martedì 8 agosto, quasi agli sgoccioli del mio viaggio andai sul monte Argentario, seguii una strada deserta e mi ritrovai in cima ad un bel vedere da brivido. Non potrò mai scordare la vivacità dei colori di quel monte, tanto belli da farmi commuovere, ancora!

Per pranzo poi mi spostai a Grosseto dalla mia amata Presidente WIMA, Rosaria. Una donna strabiliante e forte come un uragano!

Mangiammo sul terrazzo di casa con il suo compagno Dino, un uomo meraviglioso e all’altezza della donna che aveva accanto. In quel momento ero in famiglia, completamente a mio agio nell’amorevolezza trasmessa dai due.

Nel pomeriggio feci un bagno e la sera, andammo ad una cena organizzata con altre Wima, che bello stare insieme amici!

Nel terzultimo giorno di viaggio Rosy mi accompagnò per i colli toscani, visitammo San Galgano, Siena e poi Colle Val d’Elsa, dove con le lacrime agli occhi ci salutammo.

Io proseguii poi per Firenze. Fino alla sera prima la meta del giorno successivo era anonima, chiedevo a Rosy una destinazione, Pistoia? Parma? Firenze?

Poi l’illuminazione!

Chiamai Francesca (la bolognese che incontrai il primo giorno) e si offrì disponibile ad ospitarmi. Da Firenze (dove beccai una multa) presi di nuovo la strada della Futa, così arrivai a Bologna alle 20. La giornata era stata pesantissima, con 300km percorsi e 10 ore girovagando tra Toscana e Emilia, arrivai a casa della Franci distrutta. Onestamente non avevo mai visto Bologna e l’idea di partire senza fare un giro mi uccideva. Proposi a Francesca una cena tipica emiliana è così mi fece da cicerone per la città. Anche in quell’occasione rimasi colpita dalla bellezza della città!

Nel mio penultimo giorno di viaggio partii presto da Bologna, destinazione Garda e Iseo.

Alle porte di Verona una bella vespa decise di nascondersi dentro la giacca, sotto la protezione della spalla. Mi punse per ben due volte finché la uccisi a colpi di pugni, il tutto mentre guidavo nel traffico veronese … ah, che bello! Pausa in periferia a Verona per uno spuntino e poi risalii il lago percorrendo una strada interna. Dopo un oretta mi ritrovai (a mia insaputa) in Trentino. Quando vidi il cartello mi emozionai!

Avevo percorso così tanti chilometri passando in tredici meravigliose regioni italiane.

Mi fermai a riva del Garda per un bel toast vista lago, era la prima volta che vedevo un posto cosi tanto affollato, più di Roma, Matera e pure della costiera Amalfitana!

Ovviamente feci la strada della Forra, spaziale ragazzi, e stato come passare attraverso il cuore di una montagna! Poi disastro! La Forra era chiusa in discesa, quindi una volta su, trovai un sacco di motociclisti persi al loro destino, titubanti e incerti su quale strada li avrebbe riportati sulle rive del Garda. Io ero nella loro stessa situazione.

Smanettai un secondo sul maps e vidi una strada promettente che scendeva al lago, quindi pronti via, la imboccai.

Sto parlando della SP38, provinciale poco trafficata e con ottime curve, abbastanza stretta ma ben asfaltata.

Raggiunsi Saló alle 17 ed arrivo il momento di trovarmi un posto per dormire. Chiamai 14 campeggi sul lago d’Iseo, non c’era un buco neanche a piangere. Panico, quei cinque minuti furono gli unici attimi di panico durante tutto il viaggio, almeno fino a lì.

Trovai un campeggio a Collio, un paese nell’altra Val Trompia, appena sotto al passo Crocedomini. Arrivai, montai la tenda e dormii in questo piccolo campeggio, che freddo! La mattina sveglia presto, volevo essere a casa per le 15, armi e bagagli e si parte.

Salii per il passo Crocedomini, la vista era mozzafiato, a 1900 metri l’aria era frizzantina ma meravigliosa!

Mentre guidavo fra le nuvole, tra un “che bello” e un “che meraviglia” venni riportata nel mondo reale da una strada. 7 km di sterrato, non bello, con tanto di avvallamenti e sassi!

“Porcazozza e mo?”

Mi si strinsero le chiappette ma mi rifiutai di tornare indietro. Fortunatamente dietro di me viaggiava un auto, mi dava coraggio pensare che non ero sola e abbandonata a me stessa! Peso sulle pedivelle, braccia alte abbastanza tese, e occhi fissi sull’asfalto e un fiume sotto le ascelle. Arrivo a Crocedomini, fermo la moto sotto il cartello, scendo, tolgo il casco e mi siedo a terra. Ce l’ho fatta, il mio bauletto di 12kg non mi ha lasciato, sono VIVAAAAA!

Dopo 20 minuti di pausa e qualche foto con un motociclista e un ciclista, proseguo per Edolo, passo l’Aprica e poi mi fermo a Sondrio per una bella pizza dal mio amico Beppe.

Alle 15 ero a casa!

Ovviamente piansi, abbracciai i miei nonni, ero contenta di vederli certo, ma portavo già nel cuore un senso di malinconia!

Quel viaggio, è stato il più esilarante di tutta la mia vita, ho gli occhi lucidi e se chiudo gli occhi, rivivo ogni emozione vissuta!

Mi ringrazio, per essermi data la possibilità di scoprire il mio meraviglioso stato, per avermi regalato gioie ed emozioni indescrivibili.

Una volta a casa Dino, mi mando un messaggio che mi riempì di gratitudine:

Chiaraaaaaa, ti pensavo! in senso buono!! Sei una bella persona e mi è piaciuto sapere che anche te hai la sindrome di Ulisse , che non e da tutti! … ti pensavo perché dovresti scrivere un libro! Viaggiare in moto ci fa entrate in un mondo unico fatto di riflessioni, ragionamenti e pensieri che si sviluppano mentre viaggiamo immersi negli elementi che ci circondano. Io se fossi in te ci proverei!”

Semplici parole, dette da un uomo che ammiro e stimo moltissimo, hanno smosso qualcosa dentro di me, quindi si, ci sto provando, sto cercando di scrivere un libro.

Già questo articolo è infinito e se sei arrivato fino a qui ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato, spero di averti trasmesso almeno la metà delle emozioni che ho provato.

Se hai voglia se seguire le mie avventure puoi seguirmi su Instagram _ubbi_

E Nazario, grazie, prima di tutto della pazienza perché ci ho messo una vita a raccontare questo viaggio, grazie per la fiducia e l’attenzione che mi hai dedicato!

Grata di essere stata qui, vi mando un saluto e spero di ritrovarvi al più presto,

Chiara

Chiara Uberti

Amante delle due ruote, dei viaggi e di ogni tipo di avventura. Curiosità e coraggio da vendere. Imprendibile tra le curve con la sua Hondina CB500F.

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