Prove su Strada

Recensione Royal Enfield Guerrilla 450, piccola combattente ma con stile

Dietro un nome "minaccioso" troviamo un nuovo modello Royal, dai colori accattivanti e da un animo più sportivo del previsto.

500 chilometri. Cinque giorni assieme, un test ride prolungato, grazie come sempre alla collaborazione della Concessionaria Moto Service di San Severo, dealer ufficiale Royal Enfield. Il meteo non è stato dei migliori nelle prime giornate, ma il test si è concluso con la partecipazione all’evento nazionale organizzato dal marchio, la One Ride 2024, che ha avuto come cornice lo splendido Gargano in una domenica finalmente soleggiata. Un giro di circa 260 chilometri, che ha messo in mostra pregi e difetti della nuova roadster 450. E adesso vi racconto tutto.

Primo contatto, estetica e finiture

In questi giorni, sui vari social, tanti youtuber e giornalisti hanno potuto testare la Guerrilla e c’è stato un denominatore comune: la colorazione. Denominata Yellow Ribbon, è sicuramente quella più iconica, scelta non a caso come simbolo del nuovo modello. Il contrasto tra nero, viola e giallo, esalta le forme di questa moto che, pur nella sua semplicità, si fa notare e riscuote parecchio successo. L’ho potuto constatare di persona, andandoci in giro e ricevendo diversi complimenti. La linea cattura, il colore le dona estro, ma le finiture non sono da meno. Come nel caso della Himalayan, il lavoro di RE è davvero importante in questo senso. Nulla è lasciato al caso, e soluzioni pratiche come maniglie passeggero e cavalletto centrale si uniscono a tocchi premium come strumentazione TFT circolare e codino con faro integrato nelle frecce. Proprio il posteriore, in cui domina il giallo, viene esaltato da questa combinazione cromatica.

Tutta eredità di un modello riuscito come l’Himalayan, starete pensando. In effetti è così, ma la casa indiana è stata in grando di rimescolare le carte e di non far apparire evidente questa parentela. Le ruote sono da 17, la forcella è di tipo tradizionale, i soffietti sono l’escamotage furbo che la nasconde e rende meno “obsoleta” alla vista. Leve nere, non regolabili, presa usb di tipo C a manubrio, comodissima nel suo minimalismo. Tappo serbatoio decentrato, scelta stilosa. Esiste anche una versione base, di colore grigio opaco, che monta la strumentazione analogica in stile Meteor. Immaginiamo saranno in pochi a sceglierla, essendoci una differenza minima di prezzo, anche se quel colore promette bene su questo genere di moto.

I blocchetti sono quelli di nuova concezione, ben fatti e dalle forme moderne, con due cose che non mi esaltano. Il piccolo joystick per navigare nei menù, e approfondiremo la questione parlando del “software” di questa moto, e il passing, azionabile con la rotazione del tasto circolare dedicato anche agli abbaglianti. Poco immediato a mio parere.

Come va su strada

Percorrendo i primi chilometri, sotto una leggera pioggia, su una moto che segnava 3 km sull’odometro, mi viene subito da pensare come Royal Enfield stia diventando una sorta di Honda. In senso positivo, sia chiaro. Anche perché non stiamo parlando di MotoGP. Bastano pochi metri per “sentirsi a casa”, per instaurare quel feeling classico che è sempre stato lo slogan della casa nipponica. Un cambio morbido dai primissimi innesti, e molto preciso. Freno anteriore incisivo ma mai aggressivo. Freno posteriore praticamente perfetto. Sia nella risposta, sia nella posizione della leva, che in questo caso è lì dove vorremmo che fosse. A differenza di quello della Himalayan, che mi era parso troppo alto.

Tutto perfetto? Non proprio. Leva del cambio un po’ bassa, facilmente risolvibile con una regolazione a proprio gusto, ma soprattutto un feeling frizione e apertura del gas non immediato come provato con la sorella in salsa adventure, lo scorso maggio. Il più grande difetto della Guerrilla è, a mio parere, una frizione non molto modulabile e con uno stacco molto ritardato. Le leve non regolabili poi, altro difettuccio che ci piacerebbe in futuro fosse risolto da RE, non aiutano la gestione del comando, specie per chi come me ha le mani piccole.

Non fraintendetemi. Sono piccolezze, ma come dico spesso, se diamo peso ai piccoli difetti vuol dire che la moto ha una base notevolmente positiva. Ed è questo il caso. Non per nulla il paragone con le Honda

Altri difetti, ne abbiamo?

Questa volta sto lasciando i pregi in coda, forse anche per invertire la tendenza che troppo spesso ci porta a parlare solo in positivo dei prodotti o delle moto che testiamo. La Guerrilla è bella, piace, ma se le stiamo facendo un po’ di sana “guerra” è perchè le vogliamo bene e in fondo, lo scoprirete, piace anche a noi. Avendo avuto la moto per diversi giorni, ho potuto testare la connessione con smartphone, App e studiarmi meglio il TFT e le varie funzioni. Google Maps sul quadro strumenti è una figata, non c’è termine migliore per definirlo. Davvero comodo, bello a vedersi e unico nel suo prendere forma in un display circolare. Gli altri costruttori dovrebbero prendere nota. Ma, c’è un ma.

A livello software, c’è qualcosa di acerbo. Per farlo funzionare ad esempio, tocca tenere attivo il display dello smartphone anche se tenuto in tasca, vanificando quindi la speranza di preservare la batteria grazie all’uso del quadro strumenti della moto. Qualche disconnessione qua e là, ma sopratutto una gestione dei menù e delle funzioni un po’ cervellotica. Occorrere leggere il manuale per prendere dimestichezza, non è un qualcosa di immediato come i classici comandi a croce KTM e un TFT lineare nella scelta delle opzioni. No, qui è tutto un po’ più complesso, nulla di realmente incomprensibile, ma occorre prenderci la mano. Un po’ come con lo stacco frizione.

Ultimo difetto? La moto è leggera, piccola, ma non così leggera come parrebbe a colpo d’occhio. Il cavalletto non è inclinato come sulla Himalayan, ma nel sollevarla percepiamo che non è una piuma, come le pari cilindrata targate KTM o Husqvarna. Peso che, va detto, regala una buona stabilità. Garantita anche da sospensioni tendenti al rigido, che prediligono strade lisce, e che alle alte velocità possono innescare qualche ondeggiamento di troppo. Ma parliamo di andature superiori ai 140 chilometri orari, che non sono nel dna di questo modello, va detto. Anche se il suo carattere ha una certa indole sportiva …

Parliamo finalmente dei pregi

One Ride. Percorso studiato dall’amico Antonio. San Severo – Mattinata – Vieste – Peschici. Tanto misto stretto che esalta le doti di questa piccola Royal. E’ una moto divertente, facile da guidare, con una bella coppia ai bassi che ti concede di entrare in curva con una marcia in più, e uscire comunque con la certezza che salirà bene di giri. Se non forzata ad andature esagerate è stabile, precisa, con cambio morbido che non sbaglia un colpo. Il freno anteriore lavora benissimo, il tutto si muove in un’unica direzione. Un tocco di sportività senza esagerare, ma per il puro gusto di divertirsi a velocità umane e con un mezzo stiloso e moderno.

Proprio durante i 260 chilometri percorsi, ti rendi conto di come una moto del genere, sopratutto se guidata da soli e senza zavorrina, possa offrire tutto l’occorrente per passare una domenica divertente con gli amici in moto. Magari infilando anche qualche sorpasso agli amici Antonio e Ugo, impegnati su una Shotgun 650 a fare riprese con Insta360 e aste che parevano retini acchiappa farfalle! 🙂

Il gusto di andare in moto, per chi ha un minimo di esperienza, ma sopratutto per chi si affaccia per la prima volta a questo mondo. E lo può fare, da oggi, con un modello più maturo della HNTR o della Meteor, best sellers dei passati anni, ma forse un po’ troppo sacrificate a livello di cavalleria.

Video recensione completa.

Qui c’è anche il ride by wire, che lavora bene, e due mappe che cambiano notevolmente la risposta del gas, con la ECO che in città tende a mitigare quella mancanza di feeling con lo stacco frizione. E la perfomance, adattissima una volta che ci lasciamo la zona urbana alle spalle.

Ultimo cenno all’ergonomia. Manubrio largo il giusto, pedane comode, sella piuttosto bassa ma per nulla stancante. Forse solo i più alti soffriranno le dimensioni non troppo generose del mezzo. E, come detto, le leve non regolabili penalizzano chi ha le mani piccole. Per il resto è perfetta.

Conclusioni e prezzo

A partire da 5340 euro, per la versione base, fino ai 5550 delle colorazioni premium come questa Yellow. Scelta quasi obbligata direi. Al netto di alcuni difettucci, che ho voluto sottolineare per bene, mi è piaciuta molto ed è stato anche piacevole guidarla in coppia, in città, senza notare un significativo calo delle prestazioni. La comprerei? Bella domanda. Per quanto mi sia piaciuta tanto, tra lei e la Himalayan scegliere proprio la Hima. Perché per quanto più pesante e con il 21 anteriore, mi è parsa nel complesso una moto più adatta al mio stile di guida e più “motard” nella posizione di guida. Ma questi sono gusti personali, anche perché queste due sorelle sono ben diverse, pur condividendo una buona dose di base tecnica, e sicuramente destinate a due tipi di clientela con target differenti. A ognuno la sua Royal, come giusto che sia …

Vi ricordo, per tutti gli interessati in zona Puglia e sud Italia, che Moto Service ha questa moto in demo nelle sedi di San Severo e Bari. Sul sito ufficiale trovate tutti i loro contatti telefonici. Antonio e Michele saranno lieti di accogliervi e prenotarvi un test ride.

Nazario Peruggini

Da sempre appassionato di auto, dal 2017 tornato al mondo delle due ruote. Nel garage, sempre in evoluzione, una KTM 890 SMT, una Duke 790 2023 e una piccola Honda CRF300L.

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