Prove su Strada

BMW R18: lo stato dell’arte

Una moto per pochi, non solo per il prezzo. Ma sicuramente un'opera che chiunque può ammirare per tanti motivi diversi.

Mentre guido lo strumento mi ricorda che è ‘berlin built’ ma la prime cose che mi vengono in mente sono dei concetti sui motori molto ‘made in usa’. Bigger is better (più grosso è meglio) e ’niente è come la cilindrata’. Si adattano a perfezione a questa motona che è immensa, sia nelle dimensioni, 345 kg per 2440 mm di lunghezza, che nel boxer di 1802 cc. Guidandola il paragone che mi sembra più calzante è quello con le gigantesche locomotive streamliner americane.

Non ha la faccia da insetto o da robot, non è retrò, è disegnata ispirandosi negli stilemi ad altre motociclette della storia bmw ma come semplice citazione e non come imitazione o reinterpretazione di moto del passato. Ed è bellissima. Difficile essere più belle di così. Se non è la più bella in assoluto è sicuramente tra le più belle moto in circolazione. E’ pura e curatissima nella linea con un disegno in cui la forma è figlia della funzione e non fine a se stessa. Spettacolare nella livrea nera con filetti bianchi.

Come ti fermi al semaforo la guardano tutti, l’autista del bus, la signora che attraversa e il mesto scooterista con parabrezza opaco e grembiale parafreddo. Perché è un’apparizione anche un po’ ostentata di bellezza e opulenza. Mentre la fai scorrere è netta la sensazione di guidare un oggetto da ricchi. Tutto è perfetto, le cromature, vere, scintillano come poche, non ci sono compromessi dovuti alla necessità di tenere bassi i costi come le consuete e un po’ tristi fascette di plastica a fermare i cavi sul manubrio, l’accoppiamento tra le plastiche che all’operaio cinese è venuto storto, il manubrio verniciato nero per visibile economia di scala.

Un motore praticamente infinito.

Niente rumorini, catene che sbattono, fruscii. Solo il rombo ovattato del motorone e il vento. E un cambio silenzioso e preciso che ha sei marce ma potrebbe averne tre e andrebbe bene lo stesso tanta è la coppia e la regolarità di erogazione. Sei a 50 kmh, basta aprire per ritrovarti in un attimo a 180 senza sentire il bisogno di scalare. Con una progressione ed una spinta, ed un rombo, che nessun motore elettrico potrà mai sognarsi. Non sto parlando di prestazioni assolute, che pure per la tipologia di moto sono notevoli, ma del modo in cui vengono trasmesse al pilota. Dopo averla ammirata da ferma ed averne apprezzato la cura con cui ogni piccolo particolare è stato disegnato, ad esempio l’albero del cardano con il giunto a vista è una delizia meccanica (avviso, per evitare di ammazzarsi bisogna resistere alla tentazione di girarsi in marcia per guardarlo mentre gira) arriva il momento di salirci sopra.

Il cavalletto laterale dal funzionamento irreprensibile lascia la moto inclinata e anche se aiutati dall’ampio manubrio ci vuole decisione per tirarla su nonostante la sella bassa da terra permetta di far buona leva con le gambe. Si preme il bottone dello start e le parole ‘coppia di rovesciamento’ prendono un senso all’avviamento del boxerone. La prima volta ci si preoccupa anche un po’che sarebbe indecoroso sdraiarsi da fermo solo per aver accelerato in folle, poi ci si fa l’abitudine. La coppia di rovesciamento si fa sentire in tutti i momenti in cui si da gas in folle, durante le cambiate e le scalate ma è una caratteristica, non un difetto. I grossi pistoni al minimo scuotono tutta la moto, è piacevole perché non sono vibrazioni ma pulsazioni che scompaiono come si prende in mano il manubrio. Il pedale del cambio la prima volta lascia interdetti perché bisogna infilare il piede dietro al cilindrone sotto la carenatura del corpo farfallato e accanto all’attacco del cavalletto laterale ma è questione di un attimo e dopo non ci si fa più caso.

Posizione di guida obbligata, migliorabile, ma comunque comoda.

La posizione di guida è obbligata dalla particolare disposizione dei cilindri che rendono le pedane più arretrate di quanto non ci si aspetti da una custom e si guida con le ginocchia un po’ piegate. Il manubrio, molto largo, ha una bella piega ma è lontano, non conta se si è alti o bassi, è una questione di proporzioni. Dei riser più lunghi renderebbero la posizione più naturale e confortevole. Non che sia scomoda, ho guidato ininterrottamente per due ore senza avvertire indolenzimenti, ma c’è spazio per migliorare. Qualche lievissima vibrazione al manubrio a velocità autostradali si avverte ma non diventa mai fastidiosa. Per il resto il boxer è un motore equilibrato di suo che non richiede contralberi o tamponi di gomma per isolarlo. C’è, fa sentire che è vivo ma non infastidisce. Le misure ciclistiche con un passo di 1731 mm, un cannotto di sterzo inclinato di 32,7 gradi ed un avancorsa di 150 mm (tutte misure estreme nella produzione motociclistica mondiale) dicono già tutto su quello che ci si può aspettare su strada. E difatti è letteralmente una locomotiva sul dritto e sui curvoni ampi e veloci, si possono togliere le mani dal manubrione e lei non fa una piega.

Sul misto medio va ancora bene anche se non bisogna scordarsi su che moto si sta viaggiando. L’ineludibilità delle fisica si appalesa se si affrontano le curve a velocità troppo sostenuta. 345 kg non sono uno scherzo e la tendenza ad allargare è netta. L’angolo di piega permesso prima di avvertire strisciamenti è buono e perfettamente adeguato alla tipologia, se ci si lamenta che tocca troppo presto vuol dire che si è sbagliato acquisto e che di moto, ahimè, si capisce ben poco. Sullo stretto ed in città si soffre. Un tornante non si fa con una traiettoria rotonda e precisa ma remando e spigolando a bassa velocità. Non tende a chiudere o a prendere sotto ma non è propensa a girare con leggiadria. In città le dimensioni e le quote ciclistiche non permettono di sgusciare tra le auto ed anche i passaggi stretti vanno effettuati con attenzione. E’ moto da grandi spazi, da ampi orizzonti, non da strette viuzze. Freni ottimi aiutati dal passo lungo che rende il disco posteriore in grado di collaborare in pieno allo sforzo frenante.

Qualità al top e cura maniacale dei dettagli.

Non è una SBK ma permette di viaggiare con la tranquillità che, se occorre, ci si ferma in spazi adeguati nonostante le centinaia di kg di peso (560 kg a pieno carico). L’abs entra difficilmente in azione grazie alle caratteristiche della moto che certo non fanno mancare peso ed aderenza sulle gomme. La forcella è veramente ottima, dimensionata adeguatamente, non affonda in frenata e non rimbalza segno di un buon freno idraulico. Il mono post da risposte un po’ secche sulle asperità più pronunciate ma resta in ogni caso un gradino sopra a quello che mediamente offre la concorrenza ed al pari dei modelli custom caratterizzati sportivamente. Il confort, tranne le citate risposte del mono post, è ottimo e si passa sulle buche con incedere regale. Del resto le masse non sospese sono veramente esigue rispetto alle masse sospese e questo aiuta non poco il comportamento della sospensione.

Motore fisicamente immenso. Fa effetto vedere i cilindroni sporgere in quel modo. Di sicuro non c’è nulla di paragonabile in campo motociclistico. E’ pronto, potente (91 cv a 4750 giri/min) rotondo, pieno di coppia (158Mn a 3000 giri/min) e personalità , gira regolare sin dai regimi più bassi e permette di riprendere con autorevolezza e se serve veemenza, senza bisogno di scalare. E’ un motore disegnato partendo da un foglio bianco, quindi un progetto modernissimo già nato per rispondere alla attuali normative, non ci è arrivato per successivi aggiustamenti che fanno sempre perdere qualcosa per strada. Non scalda assolutamente, ma ho provato la moto d’inverno per cui non sono in grado di affermare se anche d’estate sarà così. In ogni caso contribuisce alla grande alla personalità ed alla piacevolezza della moto.

Strumentazione essenziale ma curata e adeguata al tipo di moto.

L’elettronica è presente ma non è moto il cui proprietario ama scorrere menù per settaggi di fino. Ci sono tre mappe con la rain che ammorbidisce in maniera sensibile l’erogazione e un TC molto discreto nell’intervento che, vista la coppia mostruosa, da sicurezza sull’asfalto umido. C’è anche, volendo, il cruise control. Del cambio si è già detto, aggiungo solo che oltre ad essere preciso e netto è sempre facile trovare la folle. Frizione modulabile e morbida. Nei limiti dell’oggetto naturalmente.

Un accessorio da acquistare assolutamente è la retromarcia. Costa 1000 (mille) euro ma li vale tutti. Si aziona una levetta e poi premendo il pulsante di avviamento la moto retrocede lentamente. Tra l’altro si fa un figurone e si lascia a bocca aperta il popolo del bar composto da maligni motociclisti che non aspettavano altro che di farsi una ghignata nel vedervi in difficoltà a manovrare il pachiderma. E’ un plus di eccezionale utilità che svincola dalla necessità di dover fare attenzione a come e dove si parcheggia pena sforzi disumani o la necessità di farsi aiutare se per caso si è sbagliato a considerare la pendenza. Sarebbe comoda anche su moto di stazza assai più limitata per evitare di zampettare o di dover scendere per indietreggiare.

E’ moto allo stato dell’arte nel suo settore, questo non vuol dire che sia superiore in toto alla concorrenza, ma è la prima volta che l’industria europea propone un oggetto in grado di rivaleggiare alla grande con le pari classe statunitensi. Per gli appassionati delle custom dopo che da sempre le americane sono state l’unica scelta possibile, che le tristi imitazioni jap non sono neanche da prendere in considerazione, esiste finalmente un’alternativa.

Un sentito ringraziamento a BMW Motorrad Roma che ci ha messo la moto a disposizione rendendo possibile questa accurata prova.

ATB

Se Top Gear ha il suo Stig, noi abbiamo il nostro ATB. Acronimo di "All the Bikes". Vero cultore delle due ruote, ha avuto modo di testare centinaia di moto e continua a farlo con lo stesso entusiasmo, sia che abbiano duecento cavalli o solo una manciata.

Articoli Correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio